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èStoria: le migrazioni sono il tema della XIV edizione (Gorizia, 17|20 maggio)

Sono un tema cruciale della quotidianità. Rappresentano il dramma e la speranza per milioni di persone, dominano la conversazione pubblica, animano la polemica sui social network e influenzano la discussione politica. Eppure, le migrazioni non sono un’invenzione o una novità del XXI secolo: hanno interessato più o meno l’intero percorso dell’umanità sulla Terra. Ecco perché a questo tema è dedicata la XIV edizione di èStoria, il Festival internazionale della Storia, organizzato dall’Associazione culturale èStoria e in programma a Gorizia da giovedì 17 a domenica 20 maggio, nella cornice dei Giardini Pubblici in centro e in altri luoghi della città, con due anteprime della sezione èStoria cinema lunedì 14 e martedì 15 maggio.

Le migrazioni non sono certo un fenomeno di oggi o un’emergenza passeggera: i movimenti dei popoli, e quindi di culture e costumi, hanno radici storiche profonde e lontane, riguardano l’evoluzione stessa e le naturali tendenze dei popoli umani“, spiega Adriano Ossola, ideatore e curatore del Festival, che prosegue: “Ecco perché abbiamo voluto centrare l’edizione di quest’anno di èStoria proprio sulle migrazioni: ripercorrere i passi, il significato e l’eredità dei flussi migratori è una via essenziale per la comprensione del nostro presente e dell’attuale contesto geopolitico. Inoltre, riflettere sulle diversità che i migranti introducono, sulle realtà che fuggono e con le quali ci costringono a confrontarci, significa tornare a pensare la nostra stessa identità, ciò che consideriamo cultura, diritto, cittadinanza, dialogo interculturale e religioso“. E conclude: “L’appuntamento con èStoria e il suo focus sulle migrazioni è in effetti un appuntamento con il nostro futuro“.

Tra rigore nella ricerca sul passato e divulgazione della storia nel presente, il festival ospita protagonisti del panorama culturale italiano e internazionale, coinvolti in decine di appuntamenti fra incontri, conferenze, tavole rotonde, presentazioni di libri, reading, mostre, proiezioni e iniziative per le scuole e per i ragazzi. Al tema del festival si guarda attraverso punti di vista differenti: con l’occhio del demografo (Massimo Livi Bacci), del medievalista (Alessandro Barbero), del sociologo (Stefano Allievi), ascoltando il parere di importanti accademici internazionali (Peter Heather, Elena Isayev, Philip Mansel, Jerry Toner, Catherine Wihtol De Wenden), confrontandosi con la religione (monsignor Gian Carlo Perego) e con la scienza (il genetista Guido Barbujani, l’intervento sul DNA della giornalista Ann Gibbons), riflettendo su teorie provocatorie (le “armi di migrazione di massa” di Kelly Greenhill), visioni radicali (l’incontro sul fondamentalismo islamico con lo scrittore algerino Boualem Sansal), prospettive ribaltate (la migrazione dei “cervelli in fuga” secondo il matematico Piergiorgio Odifreddi). Il tema di quest’anno è esplorato anche attraverso le lenti dell’attualità (Lorenzo Cremonesi con un focus sulla Libia, Donatella Di Cesare per una riflessione sull’integrazione, Sergio Romano e Antonio Carioti impegnati a delineare un atlante delle crisi globali) e persino delle tradizioni gastronomiche (con l’antropologo Marino Niola). Obiettivi puntati sul ruolo della scuola e dell’educazione rispetto all’integrazione dei giovani stranieri, con Julian Nida-Rümelin, filosofo e politologo tedesco, come pure sull’imprescindibile memoria storica (Mario Capanna, Angelo D’Orsi e Marcello Veneziani in occasione dei cinquant’anni dal ’68, Ernesto Galli della Loggia sull’Italia di ieri e di oggi allo specchio e Mimmo Franzinelli a ricordare la spirale di violenze e crimini in Italia tra il 1943 e il 1945). E se Matteo Strukul ripercorre la storia della dinastia dei Medici e tratteggia un ritratto di Giacomo Casanova, la figura di Hitler è al centro di un incontro con Thomas Weber e Jean-Christophe Brisard.

Come da tradizione, il programma intreccia storia, letteratura, cinema, musica, arte, antropologia, psicologia, filosofia, economia e altre materie, articolate in tre filoni: La lunga durata, in cui si compie un percorso cronologico soffermandosi su alcune tappe fondamentali dalla preistoria al Novecento; Interpretare il presente, per ragionare sul fenomeno migratorio e l’attualità; Narrazioni, un approfondimento sul modo in cui vengono raccontate le migrazioni.

I Filoni

La lunga durata: le migrazioni nella storia

In passato le migrazioni si sono svolte secondo un ritmo più lento, in un mondo poco popolato, con ampi spazi inabitati. Spesso hanno contribuito a cambiare la direzione della storia, come le invasioni barbariche al centro dell’incontro (domenica 20, ore 15) tra lo storico britannico Peter Heather e il medievalista Alessandro Barbero (protagonista anche, sabato 19 alle 10.30, di un confronto con Paolo Cammarosano, storico dell’Università di Trieste). Altre, infine, sono magari meno conosciute, ma non per questo meritano di essere dimenticate. Per esempio, le migrazioni ai tempi dell’Impero Romano, al centro di due appuntamenti dal respiro internazionale: il primo (sabato 19, ore 11.30,) con Elena Isayev, professoressa di storia antica all’Università di Exeter, il secondo, legato agli spostamenti degli eserciti nell’Antica Roma, con l’esperto di storia militare Nic Fields e il direttore del Churchill College all’Università di Cambridge Jerry Toner (domenica 20, ore 11.30).

Tra le tante fonti che possono essere utilizzate per studiare e conoscere meglio il nostro passato, c’è il DNA. Ne ha scritto a febbraio – in un articolo legato alle migrazioni nelle Isole Britanniche – Ann Gibbons, giornalista di Science e protagonista di un incontro (venerdì 18, ore 16.30) in cui si intrecciano preistoria, antropologia e studio del codice genetico. Il Risorgimento invece è il tema della discussione con il professore ordinario di Storia Moderna all’Università di Napoli L’Orientale Luigi Mascilli Migliorini (sabato 19, ore 11) con Giuseppe Trebbi (docente di Storia Moderna all’Università di Trieste). La Turchia che nasce all’indomani della Prima Guerra Mondiale, dopo il crollo dell’Impero Ottomano, è al centro dell’incontro con lo storico della Georgetown University Mustafa Aksakal, la scrittrice italiana di origine armena Antonia Arslan e Siobhan Nash-Marshall, docente di filosofia al Manhattanville College di New York (domenica 20, ore 15). Alla Siria che soffre sotto le bombe della guerra civile è dedicato l’intervento su Aleppo dello storico Philip Mansel (venerdì 18, ore 19). Mentre della storia della Lituania e dei paesi baltici ne parlano Andrea Griffante, ricercatore della Vytautas Magnus University di Kaunas, Dainora Pociūte dell’Università di Vilnius e Emiliano Ranocchi dell’Università di Udine (domenica 20, ore 12).

Anche l’Italia, in fatto di migrazioni, ha una lunga storia. Circoscrivendo l’obiettivo a un’unica regione, due incontri venerdì 18 si focalizzano sul Friuli Venzia Giulia con gli accademici Javier Grossutti e Roberta Altin, (tracciando un parallelo tra i movimenti del ‘900 e quelli nell’epoca contemporanea, ore 11) e con lo storico Emilio Franzina (ore 21). Michele Colucci, ricercatore presso l’Istituto di studi sulle società del mediterraneo del Cnr, e Enrico Pugliese, docente di Sociologia del lavoro nell’Università di Napoli e direttore dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr, guidano il pubblico a una riflessione sulla storia delle migrazioni esterne e interne nel nostro Paese (venerdì 18, ore 16). Il flusso di italiani verso l’America del Nord è invece protagonista di un approfondimento organizzato dal CISPEA – Centro Interuniversitario di Storia e Politica Euro-Americana (sabato 19, ore 10.30).

Interpretare il presente: migrazioni e attualità

Accoglienza, informazione, paura, religione, “casa loro” e “casa nostra”. Sono tante le parole chiave – a volte ambigue, a volte brutali – che si affastellano oggi attorno al tema della migrazione, tante le possibili interpretazioni di un fenomeno complesso e articolato, a cui il festival èStoria guarda con curiosità, apertura e profondità, facendosi guidare da esperti e testimoni. Come il demografo Massimo Livi Bacci, che, ospite domenica 20 (ore 15) racconta come l’aumento della popolazione – in atto da decenni – abbia trasformato anche il modo in cui si guarda alle migrazioni, con sentimenti di paura sempre più acuta e di crescente xenofobia. L’attualità della migrazione in Italia, e di come è percepita, viene invece raccontata dal sociologo Stefano Allievi utilizzando il linguaggio (e la provocazione) della lezione-spettacolo (venerdì 18, ore 16.30), dalla filosofa Donatella Di Cesare soffermandosi sul tema degli “stranieri residenti” (venerdì 18, ore 18.30), dallo scrittore Giordano Bruno Guerri insieme allo storico e sociologo Marco Revelli e alla giornalista Simonetta Fiori (domenica 20, ore 17) e dall’attivista Tareke Brhane concentrandosi sul luogo che negli ultimi anni è diventato il simbolo – drammatico, geografico, politico – della migrazione nel Mediterraneo: l’isola di Lampedusa, per la quale sarà presente anche l’attuale sindaco Salvatore Martello (venerdì 18, ore 17.30). E fra stranieri e residenti corre il filo dell’integrazione: centrale, rispetto a questo, il ruolo della scuola e dell’educazione, oggetto di una riflessione affidata al filosofo e politologo tedesco Julian Nida-Rümelin, ministro della cultura nel primo governo Schröder (domenica 20, ore 10.30).

Il rapporto tra migrazione e religione, visto dal punto di vista della Chiesa Cattolica, è il cuore dell’incontro con monsignor Gian Carlo Perego, ex-direttore della Fondazione Migrantes della CEI e arcivescovo di Ferrara,  con Matteo Sanfilippo (Archivio storico dell’emigrazione italiana, rivista “Studi Emigrazione”) e con il demografo Corrado Bonifazi (venerdì 18, ore 17); mentre è visto da quello dell’Islam nell’intervento di Boualem Sansal (venerdì 18, ore 19), scrittore algerino, autore del romanzo fantascientico 2084 – La fine del mondo (Neri Pozza) e del saggio Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista (Neri Pozza). Le relazioni pericolose con la politica sono invece al centro dell’incontro (domenica 20, ore 18) con Kelly Greenhill, insegnante di politica internazionale alla Tufts University, negli Stati Uniti, che con il libro Armi di migrazione di massa (LEG) ha sottolineato quei casi in cui i “boat people” vengono usati come arma non convenzionale da una nazione, in modo da ottenere aiuti economici da altri stati. E sempre dell’intreccio fra politica e migrazione si occupa Petre Roman, ex primo ministro rumeno al tempo della caduta di Ceausescu, che ripercorre gli spostamenti di popoli dall’Europa orientale e la caduta del Muro (sabato 19, ore 16.30), mentre un’altra ex carica governativa, Genc Pollo, già ministro e vicepremier albanese fra gli anni Novanta e Duemila, propone al pubblico un approfondimento sugli albanesi migrati in Italia, esempio di integrazione riuscita, in una conversazione con Mario Bova, ex ambasciatore italiano a Tirana (domenica 20, ore 16).

Attenzione speciale è rivolta inoltre a uno dei continenti oggi più interessati dai movimenti di popolazione interni e in uscita: l’Africa. Si discute della situazione in Libia – domenica 20 (ore 12) – con l’inviato del “Corriere della Sera” Lorenzo Cremonesi, il generale Marco Bertolini, ex-comandante delle missioni delle Forze Armate italiane all’estero, e l’esperto di peacebuilding Ugo Trojano, protagonista anche del focus sul Niger (domenica 20, ore 16) con l’analista militare Gianandrea Gaiani. Alle migrazioni dentro e a partire dall’Africa, discutono invece domenica 20, (ore 10) la direttrice emerita di ricerca presso il Centro di Ricerche Internazionali Sciences Po di Parigi Catherine Wihtol De Wenden (protagonista anche di un incontro con Jan M. Piskorski sulla figura del rifugiato sabato 19, ore 16.30), il politico Alfredo Mantica, già viceministro del Ministero degli Affari Esteri con delega alla Cooperazione e allo Sviluppo per l’Africa e il Medio Oriente e l’antropologa Alice Bellagamba.

Ma le letture dei processi migratori possono essere davvero molteplici. In fondo, una migrazione è anche quella dei cosiddetti “cervelli in fuga”, su cui interviene – dal punto di vista scientifico – il matematico Piergiorgio Odifreddi (venerdì 18, ore 17.30) in dialogo con Pierluigi Celli, economista, alto dirigente per alcune delle maggiori imprese pubbliche e private nazionali, saggista e scrittore. Un altro scienziato, Mohamed H.A. Hassan, direttore dell’Accademia per i paesi in via di sviluppo di Miramare, racconta la sua esperienza di cittadino sudanese a cui è vietato l’ingresso negli Stati Uniti dal recente bando voluto dal presidente Trump (domenica 20, ore 16). Due professoresse universitarie, Elisabetta Vezzosi ed Emanuela Del Re, approfondiscono il rapporto tra donne e migrazioni (sabato 19, ore 16), mentre al ricercatore Rob McNeil (Università di Oxford) e alla giornalista Francesca Paci (“La Stampa”) è affidato il compito di ragionare sul rapporto tra narrazione pubblica, informazione e scelte politiche (domenica 20, ore 17.30). Al tema della frontiera e su come intorno a questa si muovano le organizzazioni criminali è dedicato l’incontro con il magistrato Cesare Sirignano (sabato 19, ore 19). Invece l’antropologa Desirée Pangerc e la scrittrice Azra Nuhefendić si confrontano su un’area che porta ancora le ferite di una guerra civile: l’ex-Jugoslavia (venerdì 18, ore 16).

Narrazioni

In questo filone si pone l’accento sul racconto della migrazione, attraverso reading che prendono spunto dal reportage giornalistico A Calais dell’autore francese Emmanuel Carrère (domenica 20, ore 18.30,) e dal romanzo Migrazioni dello scrittore e poeta serbo Miloš Crnjanski (venerdì 18, ore 17.30) con letture di Luciano Virgilio. La scrittrice albanese Anilda Ibrahimi (residente in Italia e pubblicata da Einaudi) e l’ex-responsabile delle pagine culturali del quotidiano “Il Piccolo” Alessandro Mezzena Lona propongono invece un focus sul modo in cui l’emigrazione albanese è stata raccontata in letteratura (venerdì 18, ore 16.30). Quest’anno a èStoria l’aspetto della “narrazione” assume un ruolo cruciale, diventando protagonista anche del percorso di avvicinamento al festival su web: una serie di interviste, testimonianze e punti di vista, pubblicate con cadenza settimanale, con l’obiettivo di dare voce – partendo dal territorio goriziano – a cittadini, esponenti delle istituzioni, attivisti, volontari e agli stessi migranti. Per la prima volta, al Festival sarà proposta anche un’intersezione tra storia e poesia: tra i poeti che interverranno Antonella Sbuelz (venerdì 18, ore 18.30), Fabiano Alborghetti (domenica 20, ore 16.30) e Juan Octavio Prenz (sabato 19, ore 16), in conversazione con Francesco Tomada e Alberto Princis.

Sezioni

Ai tre filoni si aggiungono sei sezioni, a cominciare da La Storia in testa, incentrata sulle più importanti novità editoriali e sugli anniversari storici. Trincee, tema scelto nel 2014 per raccontare la Grande Guerra a cento anni dal suo scoppio, nelle edizioni successive del Festival si è trasformato in una sezione regolare e quest’anno l’obiettivo è puntato sul 1918: dalla resistenza dei militari italiani sul Piave alla successiva controffensiva, fino alla battaglia di Vittorio Veneto, al crollo dell’impero austro-ungarico e alla conclusione della guerra. L’anno finale del primo conflitto mondiale sarà al centro di racconti, approfondimenti. Giovani propone invece incontri e attività realizzati in collaborazione con le associazioni universitarie goriziane attarverso il coordinamento del Punto Giovani (grazie al sostegno dell’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Gorizia), mentre èStoria FVG punta gli obiettivi sul territorio regionale con decine di appuntamenti legati al passato antico e recente del Friuli Venezia Giulia, tra migrazioni e personaggi, siti archeologici e paesaggi naturali, proiezioni di documentari e presentazioni di app tecnologiche a carattere locale – il tutto grazie alla presenza di associazioni, istituti e centri di ricerca. èStoria Cinema, a cura di Paolo Lughi, critico cinematografico e capo ufficio stampa della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica e della Biennale di Venezia (in partnership con il Kinemax di Gorizia e l’associazione Palazzo del Cinema/Hiša filma) prevede proiezioni di film legati al tema delle migrazioni. A cominciare dalle due anteprime alle 20.30 di lunedì 14, L’ordine delle cose (di Andrea Segre, 2017) con l’introduzione dello stesso regista, e martedì 15 maggio, L’altro volto della speranza (di Aki Kaurismaki, 2017). Infine, con La Storia in Tavola (in partnership con ERSA – Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo) si valorizza il legame tra storia locale e enogastronomia, promuovendo anche i prodotti tipici del territorio, con il coinvolgimento dell’antropologo Marino Niola (sabato 19, ore 11), di professionisti della salute come Ciro Vestita (domenica 20, ore 11), scrittori come Fabio Parasecoli (sabato 19, ore 10) e altri esperti. Ma non solo: alla scoperta e alla promozione del territorio è dedicato, inoltre, il progetto degli èStoriabus, viaggi storico-turistici in cui i partecipanti vengono accompagnati dal racconto di esperti. Confermata anche l’assegnazione del Premio èStoria, un riconoscimento per chi svolge un ruolo di primo piano nel campo della divulgazione in Italia e all’estero: quest’anno è stato conferito ad Alessandro Barbero.

La Storia in testa

La riflessione sulle migrazioni si espande in alcune sezioni collaterali che arricchiscono il programma di èStoria 2018 di contenuti e orizzonti diversi. In particolare, dedicata da sempre alle novità editoriali di rilievo e agli anniversari storici che ricorrono di anno in anno, la sezione La Storia in testa trasforma per quattro giorni Gorizia in un’accogliente biblioteca a cielo aperto, dove si possono sfogliare le pubblicazioni a carattere storico più importanti dell’ultima stagione, incontrando i relativi autori. Tra i volumi presentati: Il giro del mondo in sei milioni di anni di Guido Barbujani (Il Mulino; sabato 19, ore 17), l’antologia di articoli Speranze d’Italia di Ernesto Galli della Loggia (Il Mulino; sabato 19, ore 12), Libera il tuo romano interiore di Jerry Toner (LEG; sabato 19, ore 15.30 con Massimo Cirri), Karl Marx. Vivo o morto? a cura di Antonio Carioti (Solferino, di prossima uscita in occasione del bicentenario dalla nascita del filosofo tedesco; sabato 19, ore 17.30), Tortura: Storie dell’occupazione nazista e della guerra civile (1943-45) di Mimmo Franzinelli (Mondadori; domenica 20, ore 10), I signori della notte. Partigiani della Osoppo. Storie di resistenza tra sentieri e casere di Fabio Marson (Biblioteca dell’Immagine; venerdì 18, ore 12), Sbornie sacre, sbornie profane di Claudio Ferlan (Il Mulino; sabato 19, ore 15 con Alessandro Marzo Magno). Un appuntamento dalla doppia prospettiva (sabato 19, ore 18.30) è quello incentrato sulla figura di Adolf Hitler raccontata dai saggi di Thomas Weber (La grande guerra di Hitler 1914-1918, LEG) sulla sua poco nota esperienza nella Grande Guerra, e di Jean-Christophe Brisard (L’ultimo mistero di Hitler, Ponte alle Grazie, di prossima uscita) sulle circostanze della sua morte; mentre l’ultima pubblicazione di Mario Capanna (Noi tutti, Garzanti; sabato 19, ore 18) ricorderà il cinquantesimo anniversario dal ’68, occasione spunto anche dell’analisi di Angelo D’Orsi e Marcello Veneziani (venerdì 18, ore 11.30). Sempre a partire dal 1968, e in particolare dall’anniversario della pubblicazione de L’Istituzione negata, partirà una riflessione con Luigi Manconi sull’attualità del pensiero di Franco Basaglia.

I confini sono fluidi, così come gli orizzonti temporali e geografici. Se un’ampia sezione del programma è dedicata all’area locale (con autori ed editori del Friuli Venezia Giulia), la storia d’Italia del secondo Novecento diventa protagonista nei focus sui quarant’anni dall’assassinio di Aldo Moro (con il politico Luigi Zanda, ex-collaboratore dell’allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga, e lo storico Massimo Mastrogregori; venerdì 18 maggio, ore 15.30) e dall’approvazione della Legge Basaglia, e un provvedimento giuridico particolarmente nefasto nella nostra storia, le Leggi razziali, è al centro dell’analisi condotta da Elena Loewenthal e Michele Sarfatti (venerdì 18, ore 10). Altri appuntamenti si muovono verso Oriente e Occidente, nel cuore della Persia e oltre l’Oceano Atlantico, raccontando il passato e ragionando sul presente. All’Iran degli ayatollah guardano (sabato 19, ore 17.30) Michael Axworthy (Iran rivoluzionario, LEG) e Farian Sabahi (Non legare il cuore. La mia storia persiana tra due Paesi e tre religioni, Solferino, di prossima uscita); sugli Stati Uniti contemporanei – e sul loro presidente – riflettono invece (venerdì 18, ore 15) Massimo Teodori (Ossessioni americane. Storia del lato oscuro degli Stati Uniti, Marsilio) e Gennaro Sangiuliano (Trump. Vita di un presidente contro tutti, Mondadori). Mentre una vera e propria “mappa del disordine mondiale” è quella tracciata da Sergio Romano e Antonio Carioti (domenica 20, ore 12, Tenda Erodoto), per fare il punto sulla nostra contemporaneità. C’è spazio anche per l’economia e l’ecologia. La prima è al centro dell’incontro (domenica 20, ore 16.30) con Corrado Sforza Fogliani, autore di Siamo molto popolari. Controstoria di una riforma che arriva da lontano e porta all’oligopolio bancario (Rubbettino), la seconda viene affrontata (domenica 20, ore 17.30) in ottica futura in Ecologia del desiderio. Curare il pianeta senza rinunce di Antonio Cianciullo (Aboca Edizioni, in dialogo con il comico Diego Parassole). Agli appassionati di fiction storica sono infine rivolti, sabato 19, gli incontri con Andrea Frediani (La spia dei Borgia, Newton Compton; ore 16.30) e Matteo Strukul (autore della fortunata tetralogia su I Medici per Newton Compton e del romanzo Giacomo Casanova per Mondadori; ore 15.30). Un’incursione di La Storia in testa, infine, coinvolge il rapporto tra il ‘68 e i movimenti migratori nell’Europa Orientale, con gli interventi (domenica 20, ore 17) dei professori del Corso di Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste (Giulia Caccamo, Cesare La Mantia, Georg Meyr, Francesco Randazzo).

èStoria può vantare il consolidato appoggio di importanti realtà pubbliche e private dell’area goriziana e regionale, come la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il Comune di Gorizia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, la Camera di Commercio Venezia Giulia, numerosi sponsor privati e gli Amici di èStoria. Media partner sono Le Figaro Histoire, Rai, Il Piccolo e Messaggero Veneto.

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